Da novembre in poi le pasticcerie siciliane si riempiono di colori scintillanti: un periodo in cui i dolci, oltre ad essere buoni, sono anche più belli.
Stiamo parlando naturalmente della frutta Martorana, dolce tipico della Festa dei morti composto da ingredienti semplici: zucchero e farina di mandorla. Ma qual è la storia che si cela dietro questo esempio di pura maestria artigianale? Quali sono le origini di uno dei più grandi capisaldi della pasticceria siciliana?

Le origini

Sul finire del regno normanno, le monache benedettine del monastero adiacente la Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, fondato da Eloisa Martorana, ricevettero in visita il Vescovo curioso di vedere con i suoi occhi i giardini del convento noti per la loro bellezza e ricchezza di frutti e ortaggi.
La visita di Sua Eminenza, tuttavia, cadde in pieno inverno, stagione che non avrebbe reso onore ai meriti delle monache, che decisero dunque di riprodurre i frutti artificialmente e porli sugli alberi spogli. Così almeno vuole la leggenda.
Frutti e ortaggi, realizzati con un impasto di acqua, zucchero e mandorle, decorarono il giardino per l’occasione e conquistarono non solo la vista ma anche il palato dell’Egregio visitatore.

frutta martorana

Se l’idea di realizzare frutta va attribuita quasi certamente alle monache, l’impasto però pare fosse retaggio dei brillanti pasticceri saraceni. Essi erano presenti nell’Isola proprio nella dominazione precedente all’arrivo dei Normanni a Messina nel 1061.
La preparazione dei dolci alle mandorle fu prerogativa delle monache benedettine fino al XIX secolo. Il regno sabaudo volle sopprimere gli Ordini, così il patrimonio delle monache e i segreti della ricetta divennero facile preda dei pasticceri palermitani.

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